0 3 minuti 2 mesi

Oggi 20 novembre c’è stato lo sciopero generale (sulle reali adesioni manteniamo dubbi realistici) di medici, infermieri, specializzandi e personale sanitario in genere. L’attacco è alla legge di bilancio di questo governo che penalizza la sanità pubblica seguendo un solco ben tracciato dai governi precedenti in un crescendo irrefrenabile. Senza mettere in discussione la difesa della sanità pubblica, per non riempirsi la bocca di concetti astratti e confusi, occorre fare dei distinguo tra le varie sigle sindacali, che, come spesso, si frantumano al solo fine della difesa del proprio interesse lobbistico e non certo generale. Anaao Asdomed e Cimo Fesmed, per citare le sigle dei medici organizzatrici, si prefiggono il rinnovo dei contratti del personale sanitario, come Nursing Up per gli infermieri, si contestano le condizioni di lavoro, l’essere sotto organico, a cui l’abominio dell’autonomia differenziata di questo governo, fa da sponda per un divario sempre più grave del diritto alle cure.

Come sezione del PCI tuttavia, non possiamo non porre in risalto l’incongruenza di alcune richieste di sigle che oggi invitavano ad incrociare le braccia.

Il presidente Quinci,di Cimo, chiede per le classi dei medici che rappresenta, di voler uscire dalla Funzione pubblica per avre un contratto simile a quello dei medici di medicina generale e specialisti del territorio. Questi ultimi,per chi non avesse conoscenza specifica, hanno un contratto di “consulenza” ma non sono dipendenti statali. Dovremmo invece, da comunisti, auspicare un percosro opposto, chiedendo la trasformazione dei contratti convenzionati a statali, abolendo una volta per tutte il concetto di privato che è pagato o peggio , nel caso di stutture e ospedali, che gestisce la cosa pubblica coi soldi dei contribuenti, spesso quelle classi meno abbienti che per ragioni economiche sono costretti a scegliere solo la via pubblica con attese indegne di un Paese che si reputa civile,a fronte di prestazioni, anche quelle in intramoenia (cioè private in strutture pubbliche con un rientro per lo stato risibile),concesse a breve tempo a chi paga.

Il concetto di salute non deve e non può essere mercificabile nè svenduto agli interessi delle singole associazioni.

Ribadiamo pertanto la completa adesione al concetto di sanità pubblica, ma che lo sia davvero per tutti.